Chi è Dio
Per quanto riguarda il primo aspetto “Chi È Dio” è fondamentale sapere che Egli è il Creatore di tutte le cose e il Padrone sovrano di tutto ciò che esiste (Gen. 1:1; Salmo 24:1-2; 50:10-12; 1 Cor. 10:26; Col. 1:16). Secondo la Bibbia, Dio ha creato gli esseri umani a sua immagine e somiglianza (Gen. 1:27) per cui essi non sono creature indipendenti. Piuttosto, essi sono stati creati per essere dipendenti da Dio, e per avere una relazione personale con Lui e adorare Lui solamente (Atti 17:28). Dio è la suprema autorità davanti a cui tutti gli uomini sono ritenuti responsabili. Essi renderanno conto a Dio faccia a faccia per quello che hanno fatto nella loro vita. Tuttavia, è necessario sapere che Dio è santo, senza peccato, e quindi perfetto. Ciò significa che Egli non è solamente sovrano su tutto ciò che esiste, compresi gli esseri umani, ma è anche il perfetto standard di bene (1 Pietro 1:16; 1 Sam. 2:2). Quindi, siccome Dio è santo e perfetto, Egli richiede dagli uomini perfetta ubbidienza alla sua legge (Matteo 5:48). Di conseguenza, tutti gli esseri umani non sono liberi di vivere secondo i propri desideri, ma piuttosto sono stati creati per avere una relazione con Dio e per seguire la volontà del loro Creatore.
Chi È l’Uomo
Ora è fondamentale capire il secondo aspetto – “Chi È l’Uomo”. La Bibbia mostra che tutti gli uomini sono peccatori e privi della gloria di Dio (Rom. 3:23; 5:12). Quindi, tutti gli esseri umani hanno una natura peccaminosa, il che significa che sono stati concepiti nel peccato (Salmo 51:5, Giobbe 15:14; 25:4). Di conseguenza non c’è nessun uomo che sia in grado di non peccare (1 Re. 8:46; Eccl. 7:20; Isaia 53:6). Come dice la Bibbia, non c’è nessun giusto che cerchi Dio o che faccia il bene (Rom. 3:9-12). In altre parole, tutti gli uomini sono trasgressori della legge di Dio (Giac. 2:10). Inoltre, è fondamentale essere a conoscenza anche delle conseguenze del peccato. In primo luogo, tutti gli uomini sono spiritualmente morti. Essi sono alienati da Dio (Isaia 59:2). Nello specifico, questa è la loro condizione: essi sono morti nelle loro trasgressioni – essendo per natura figli d’ira (Ef. 2:1-3), sono schiavi del peccato (Rom. 6:17, 20) – quindi incapaci di purificarsi dal peccato (Prov. 20:9, Ger. 2:22), e sono completamente ciechi a causa dell’inganno di Satana – il quale vuole che la luce del Vangelo non risplenda su di loro (2 Cor. 4:3-4). In secondo luogo, Dio condanna tutti gli esseri umani a punizione eterna per aver infranto la sua legge (Rom. 6:23). Quindi, tutti gli uomini meritano di andare all’inferno dopo la morte (Matteo 25:41,46; Ebrei 9:27), rimanendo per sempre separati da Dio e sottoposti a una sofferenza eterna. Perciò, dal momento che tutti gli uomini sono peccatori, è impossibile per loro essere salvati dal loro peccato, così come dalle conseguenze del peccato, mediante le loro buone azioni e intenzioni (Tito 3:5; Isaia 64:6; Ef. 2:8 -9, Rom. 3:28; Prov. 14:12; Ger. 17:9). Non c’è nulla che l’uomo possa fare mediante le sue azioni per avere la vita eterna.
Qual È l’Opera di Gesù Cristo
Il risultato di quello che è stato affermato nei due paragrafi precedenti è il seguente: la salvezza è in concreto impossibile per l’uomo (Matteo 19:25-26). Tuttavia, la Bibbia proclama la buona notizia della salvezza per coloro che credono (Ef. 2:8-9), la quale è possibile solamente grazie a quello che Gesù Cristo ha fatto sulla croce. Questo è il terzo aspetto fondamentale del Vangelo di cui occorre essere a conoscenza – “Qual È L’Opera di Gesù Cristo.” L’uomo può essere salvato solo attraverso la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, l’unico uomo perfetto che sia mai vissuto sulla terra. Infatti, come le Scritture chiaramente affermano, Gesù non era solamente uomo (Fil. 2:6-7), ma anche pienamente Dio (Giov. 10:30; Col. 2:9; Tito 2:13). Egli viene rappresentato come la Parola che era prima della creazione (Giovanni 1:1, 14), e come il vero Dio (1 Giovanni 5:20). Infatti, Gesù è descritto dai Vangeli come adorato dagli uomini (Giovanni 20:28), e come Colui che perdona i peccati (Marco 2:5-12; Luca 7:37-38; Giov. 1:29; 1 Giov. 3:5) e dona la vita eterna (Giov. 10:28).
Gesù Cristo – Dio incarnato – è disceso dal cielo (Giovanni 3:13), manifestandosi in sembianza di carne di peccato (Giov. 1:14; Rom. 8:3; 1 Tim. 3:16: Ebrei 2:14). Egli non ha tratto vantaggio della Sua natura divina, ma piuttosto umiliò se stesso prendendo la forma di uomo e assumendo la condizione di servo morendo sulla croce per i peccatori (Fil. 2:6-8; Rom. 5:8). In altre parole, Gesù è venuto sulla terra per morire al posto dei peccatori che invece meritavano di morire per i propri peccati. Sulla croce Egli ha pagato la pena per i peccati di coloro che si pentono e credono in lui.
Gesù Cristo, che non ha conosciuto peccato (2 Cor. 5:21), è stato punito dal Padre al posto dei peccatori (Isaia 53:5, 10), affinché coloro che si pentono e credono in Lui possano avere il perdono dei peccati (Giov. 1:29; Ef. 1:7; Col 2:13; 1 Giov. 1:7; 3:5), ed essere liberati dal potere del peccato (Rom. 8:2-3; 1 Pietro 1:18 – 19), dal potere del diavolo (Col. 2:15; Ebrei 2:14-15) e dall’ira di Dio (1 Tess. 1:10; 5:9). Grazie all’opera di Gesù Cristo sulla croce, coloro che hanno fede in Lui diventano giustizia di Dio (2 Cor. 5:21). In poche parole, per mezzo del sangue di Gesù Cristo, Dio accetta come giusti coloro che sono uniti a Cristo mediante la fede (Rom. 3:25). Egli imputa a Suo Figlio i nostri peccati (2 Cor. 5:19, 21; 1 Pietro 2:24), mentre invece imputa a noi la giustizia di Suo figlio (2 Cor. 5:21; Isaia 61:10; Ger. 23:6). Anche se il peccato è ancora presente nei cristiani, essi sono comunque dichiarati giusti mediante la fede in Lui (Rom. 3:24; 4:16; Rom. 5:17-21) grazie all’imputazione a loro favore della giustizia di Cristo (Rom. 4:4-5; 1 Cor. 1:30). Perciò, mediante la sua morte Gesù riconcilia a Dio coloro che si pentono e credono in Lui (1 Pietro 3:18; Rom. 6:23).
Gesù non solo è morto sulla croce ma è anche risuscitato dai morti il terzo giorno (1 Cor. 15:3-4), e il Padre lo ha sovranamente innalzato come Re e Signore (Fil. 2:9-11). Se Gesù non fosse risorto dai morti, i cristiani sarebbero rimasti nei loro peccati e la loro fede sarebbe vana (1 Cor. 15:14, 17). Ma la risurrezione di Gesù è attestata chiaramente dalla Parola di Dio (Matteo 28:9, 16-17; Marco 16:9; Luca 24:13-31, 34, 51; Giov. 20:18, 19, 24, 26 ; 21:21; Atti 1:9; 1 Cor. 15:6, 7, 8), ed è la prova che la punizione per i peccati del credente è stata pagata. La risurrezione di Gesù è la dimostrazione della Sua vittoria sulla morte cosicché anche coloro che credono in Lui saranno risuscitati dai morti (Rom. 6:5; Fil. 3:21; 1 Cor. 15:23).
Quale Deve Essere la Risposta dei Peccatori
Riassumendo, i primi tre aspetti del “Vangelo secondo Gesù” affermano che (1) Dio è il creatore di ogni cosa ed è quindi sovrano su tutto (compresi gli esseri umani), (2) i peccatori non sono in grado di ubbidire perfettamente a Dio e quindi non sono in grado di salvare se stessi, e (3) la salvezza è possibile solo mediante la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, che ha pagato la pena per i peccati di coloro che si pentono e credono in Lui. Ora, è molto importante conoscere il quarto aspetto fondamentale del vangelo, cioè “Quale Deve Essere la Risposta dei Peccatori”. Infatti, il semplice riconoscimento dei primi tre aspetti non conduce a salvezza. Secondo la Bibbia, c’è una cosa che il peccatore è chiamato a fare: pentirsi e credere in Gesù Cristo (Matteo 3:2; 4:17; Luca 3:7-9; Marco 1:15; Atti 20:21; Rom. 3:25).
Il pentimento non è semplicemente il rammarico per i propri peccati (2 Cor. 7:10). Piuttosto, è un radicale cambiamento di direzione, tale che un uomo si allontana dai suoi peccati, e si rivolge a Dio per il perdono. Si tratta, quindi, di una piena volontà di allontanarsi da tutto ciò che disonora Dio con lo scopo di servire l’unico vero Dio (Luca 9:23, 24; 14:25-28, Isaia 55:7; 1 Tess. 1:9). Inoltre, il pentimento non è qualcosa che una persona fa’ una volta nella vita, ma è un atteggiamento che una persona ha per tutto il resto della sua vita, che si traduce in una continua confessione dei peccati (1 Giovanni 1:9) e in un atteggiamento di obbedienza a Dio e alla Sua Parola. Il pentimento non è semplicemente una preghiera fatta una volta nella vita, ma è invece una piena volontà di seguire Gesù Cristo a tutti i costi senza riserve. Si tratta di un impegno totale e di un abbandono incondizionato a Gesù.
Per quanto riguarda la fede va sottolineato il significato di questa parola e anche quali sono le sue implicazioni. Credere in Dio non significa fare una semplice confessione di fede (la cosiddetta “Preghiera del Peccatore”), con una generica accettazione di chi è Dio e di ciò che Gesù Cristo ha fatto sulla croce. Molti hanno fatto questo e sono ancora non convertiti, vivendo come schiavi del peccato. Infatti, anche i demòni credono e tremano (Giac. 2:19). Piuttosto, la fede di cui parla la Bibbia si riferisce a una completa fiducia riposta in Gesù Cristo come Signore e Salvatore (Rom. 10:9-10; Isaia 55:6-7). Coloro che affermano di credere in Gesù desiderano come conseguenza ubbidire a Lui (Matteo 6:24; Rom. 6,17). L’ubbidienza, comunque, non è il mezzo per la salvezza, ma piuttosto la prova della genuinità della fede salvifica in Cristo. Quindi la salvezza, che non è per opere, ma solamente per grazia e mediante la fede (Ef. 2:8-9), deve recare come frutto visibile la completa sottomissione alla Signoria di Cristo (Mt 7:21-23; 16:24-27, Marco 8:34-38; Luca 6:46; 9:22-26). A questo proposito, Gesù stesso afferma che a coloro che nel giudizio finale Gli diranno: “Signore, Signore”, ma senza avere fatto la volontà del Padre (Matteo 7:21), Egli risponderà: “Io non vi ho mai conosciuto; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:23).